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BAMBINI A RISCHIO NELLE SEPARAZIONI CONFLITTUALI: L'ABUSO SUL MINORE

di Francesco Montecchi

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Relazione letta in occasione del convegno organizzato nel gennaio 1996 presso il Palazzo di Montecitorio.

Uno sguardo alla storia dell'infanzia in Occidente e nelle altre culture mostra come l'infanzia sia stata raramente quell'età felice che molti adulti amano evocare, rimuovendone ansie e problemi. Ignorati nei loro bisogni, i bambini hanno pagato con la loro sofferenza l'inconsapevolezza degli adulti, la loro crudeltà cosciente od inconscia, spesso mascherata da sistemi educativi perversi, comportamenti e iniziative dannose, falsamente finalizzate al loro bene. Se crescere è certamente un processo difficile, che richiede la presenza di un ambiente sufficientemente buono, così come è stato sottolineato da Winnicot, l'immaginario collettivo racconta le sue insidie ed i pericoli che il bambino deve affrontare nel suo sviluppo. I bambini e gli adolescenti sacrificati, che compaiono nei miti e nelle fiabe, abbandonati, trascurati, costretti ad imprese faticose, picchiati e coartati psicologicamente, non rivelano però soltanto le difficoltà del processo di crescita custodiscono anche nella memoria collettiva i segni evidenti dei tanti tradimenti che l'infanzia ha sempre subito nel corso dei secoli, da cui derivano disagi emotivi fino a vere e proprie psicopatologie che hanno una azione strutturante della futura vita di adulto. Ansie, timori, momenti depressivi sono sempre presenti nell'evoluzione normale, ma attraverso la validità delle relazioni familiari vengono contenute, controllate, trasformate. La rottura del legame tra i genitori e la conflittualità fa riemergere nel bambino, in modo patologico, ansie arcaiche, timori, di abbandono, ansie persecutorie e depressive, per la mancanza di punti di riferimento chiari e rassicuranti. Tutto ciò lo costringe a cercare a qualsiasi prezzo la garanzia e la certezza di riferimenti attivi stabili. Sono situazioni emotivamente importanti che non sono specifiche delle separazioni, ma che si ritrovano anche in condizioni di non separazione, quando le relazioni familiari sono patologiche e patogene, tanto è vero che le situazioni cliniche che si osservano non sono dissimili da altri casi in cui non c'è separazione. L'elemento patologizzante non è la separazione in sé, ma è il tipo e qualità di relazione che, sempre esistita nella storia di queste coppie, si sintetizza nel suo potenziale perverso e distruttivo a separazione avvenuta. Nella maggior parte dei bambini osservati, le radici del loro disagio risalivano già al momento della gravidanza ed anche alle prime fasi di vita.