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Plasticità cerebrale e funzioni cognitive

di Antonio Godino tratto da Psychofenia – vol. VI, n. 9, 2003

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Monismo funzionale e relazione cervello/mente - Il cervello è, probabilmente, il più affascinante degli organi del corpo umano. In qual modo esso ci permette di avere coscienza di noi stessi e della realtà, ci consente di pensare? La neurobiologia e la neuropsicologia sono ancora ben lontana dal poter dare una risposta compiuta a quesiti di così ampia portata. Possiamo, peraltro, porci il problema del funzionamento del cervello in una maniera più delimitata ma certo assai meglio studiabile: esso è l’organo che consente ad un essere vivente di integrare in una struttura coerente, in una percezione, le caratteristiche mutevoli dell’ambiente esterno e le variazioni dell’ambiente interno, di reagire ad esse e di intervenire su di esse in modo appropriato. Il cervello ha, quindi, fondamentalmente una funzione di consentire l’adattamento dell’organismo rispetto alle condizioni mutevoli dell’ambiente, sia interno sia esterno. L’attività mentale e la coscienza è quindi definibile come l’entelechia dell’organo cerebrale (Popper, Eccles, 1986). Esso realizza questa fondamentale funzione grazie al coordinamento di almeno quindici miliardi di neuroni connessi gli uni agli altri da svariate decine di miliardi di prolungamenti filiformi (i dendriti e gli assoni).È stato, inevitabilmente, fatto un parallelo fra la struttura generale del sistema nervoso e l’architettura di un calcolatore elettronico. In tale parallelismo i neuroni e le loro interconnessioni sarebbero da ritenere come elementi analoghi alle componenti elementari ed alle interconnessioni di un circuito elettronico. L’analogia fra l’architettura neuronale e la circuiteria di un calcolatore (il cosiddetto hardware) è certo suggestiva ma anche fuorviante perché il SNC è non solo infinitamente più complesso rispetto anche ad un grosso calcolatore ma anche, soprattutto, caratterizzato dall’essere plastico ed adattabile. Mentre il calcolatore elettronico registra le informazioni riproducendole ed incamerandole in cataloghi gerarchizzati ma non reagisce ad esse cambiando la propria architettura, il cervello risponde alle informazioni in arrivo sia registrandole in modo codificato negli appositi “circuiti” o siti neuronali specializzati, sia modificando la propria architettura. Con l’aumentare delle informazioni, vale a dire con l’accumularsi dei segnali di input e delle esperienze, aumentano quindi anche le connessioni stabilite exnovo, mentre altre connessioni interneuronali (tutte quelle che non sono mai utilizzate) si “atrofizzano” (Brodal, 2001). Inoltre, la registrazione in memoria non è di tipo passivo o speculare rispetto all’informazione che entra nel sistema, ma di tipo attivo o logico. Le informazioni sono registrate secondo una codificazione logica, sulla base delle qualità strutturali e delle relazioni inter-informative, ed il loro recupero è una ricostruzione a partire da regole od induzioni di tipo logico. La memorizzazione umana è quindi un processo di tipo attivo, costruttivo e ricostruttivo (Godino, 1987).