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- Articoli sul Costruttivismo
Il modello evolutivo strutturalista di Vittorio Guidano e Giovanni Liotti
di Alessandra Pace
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Come conseguenza di queste scelte e delle diverse prospettive assunte, le
posizioni attuali degli autori, pur mantenendo una “matrice” comune, talvolta
sono diverse.
In questo paragrafo intendo presentare una breve analisi delle posizioni
fondamentali assunte attualmente dai due autori, per poi tracciare una sintesi
delle somiglianze e delle differenze principali.
1.6.1 Guidano e l’epistemologia della complessità auto-organizzata
Guidano, a partire dalla pubblicazione de La complessità del Sé, apparso
negli Stati Uniti nel 1987 e tradotto in italiano l’anno seguente, radicalizza le
posizioni costruttivistiche.
L’uomo è un “animale epistemologico”. La sua mente, capace di costruire
autonomamente i propri significati, è “chiusa” alle alternative dei significati
personali che essa crea. Un’esemplificazione chiara di queste posizioni è data
dalle seguenti parole dell’autore: “Un sistema conoscitivo complesso (...) è
organizzativamente chiuso, in quanto non ammette alternative all’ordine
esperienziale (significato personale) su cui si fondano la continuità e la
coerenza del suo senso di sé, ed è autonomo, in quanto al fine di mantenere e
rinnovare tale ordine, non ha bisogno di nient’altro se non della continua
referenzialità a se stesso” (Guidano, 1988b, 20).
Questo sistema conoscitivo (1988b, 19-23) chiuso, autodeterminato,
autonomo e organizzato autoreferenzialmente ha lo scopo di mantenere un
senso di sé unitario. Per questa ragione sudordina ogni possibile cambiamento
interno al mantenimento dell’identità precedentemente costruita.
La realtà personale di ogni uomo, così come il comportamento che ne
deriva, non è un’approssimazione alla verità oggettiva, ma una specifica
relazione tra conoscente e conosciuto che riflette specifici vincoli
autoreferenziali. Questa relazione è un processo conoscitivo realizzato in
modo da non minacciare la coerenza interna del sistema conoscitivo, anche se
questo dovesse significare una trasformazione irreversibile dell’ambiente
conosciuto.
La persona, perciò, mantiene un certo adattamento solo se riesce a dare un
significato alle sue esperienze. Questo, infatti, significa che i suoi schemi
sono “elastici”, che non si irrigidiscono di fronte alle invalidazioni, ma si
articolano per dare loro un senso. In altre parole, il programma di ricerca è in
grado di operare un cambiamento progressivo. Se, invece, la persona incontra
informazioni che possono mettere in discussione i suoi costrutti centrali,
trasforma cognitivamente la realtà per farla “entrare” nei suoi schemi.
Abbiamo, così, un cambiamento regressivo. In altre parole, è il livello tacito
che si presenta organizzativamente chiuso e vincola “l’insieme di mondi
concepibili dal soggetto così come la gamma di tutte le sue possibili
esperienze soggettive” (1988b, 114) .