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Il significato personale

di Barbara Marzioni

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1. Attaccamento e significato personale

All’interno del processo dello sviluppo umano la ricerca di prossimità del bambino nei confronti dei genitori garantisce la sua sopravvivenza e permette l’attribuzione di significati alle tonalità emotive sperimentate nella relazione d’attaccamento. In questo senso le possibili risposte delle figure genitoriali ai limitati schemi di riferimento del bambino, rendono possibile lo sviluppo di un numero relativamente circoscritto di esperienze esplicitate attraverso i principali pattern di attaccamento sviluppati da M. Ainsworth (A, B, C). All’interno dei rapporti di attaccamento il bambino ordina e modula le sue attivazioni emotive anche attraverso i significati che i genitori gli comunicano, secondo un processo che gli permette di esperire una sufficiente stabilità del proprio Sé.

“Pertanto, se si considera la conoscenza umana in una prospettiva ontologica, si può senz’altro affermare che, nel ciclo di vita individuale, riconoscersi è la prima spiegazione che riusciamo a darci del nostro sentirci vivere” (Guidano, 1992). In quest’ottica non si può conoscere senza esistere nel mondo, e il ‘significato’ rappresenta il modo che ogni uomo ha di conoscere e valutare la sua esistenza: all’interno dell’intersoggettività gli altri convalidano la nostra identità e noi cerchiamo di percepirla come sufficientemente positiva da poter essere convalidata dagli altri che ci circondano. Secondo Guidano possiamo vedere il sistema conoscitivo di ciascuna persona come un’organizzazione di processi di significato che si autoregola.

L’organizzazione di significato personale, quindi, rappresenta il modo che ciascuno ha di organizzare la conoscenza, il modo con cui si rapporta alla sua esperienza immediata, come la decodifica e come poi la esplicita in una concezione del mondo articolata e complessa. La definizione guidaniana di ‘significato personale’ rappresenta l’interfaccia tra l’esperienza immediata e l’immagine cosciente di sé; per meglio dire costituisce il modo con cui ciascuna persona si rapporta all’esperienza immediata decodificandola ed esplicitandola, attraverso la narrazione, in una concezione di sé e del mondo complessa.

L’esperienza, dunque, è il frutto dell’autoorganizzazione e si articola in due momenti fondamentali: il primo legato all’immediatezza del vivere, ad un senso di sé stessi e della vita non mediato dal pensiero che Guidano, riprendendo una classificazione di Mead (1972), definisce il ‘Sé’; il econdo consiste nella narrazione/spiegazione dell’esperienza immediata al fine di riordinarla in un senso di Sé coerente e stabile, definito il ‘Me’. La simultaneità di questi elementi permette all’uomo di vivere in modo esperienziale la propria soggettività. Il Sé coincide con un livello di conoscenza tacita di se stessi, mentre il Me implica un livello esplicito della conoscenza di sé che si articola attraverso il linguaggio: questo permette all’uomo di sviluppare un senso personale si come soggetto (‘Io’) sia come oggetto (‘Me’) ed è proprio ciò che lo distingue dagli animali non-primati.