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Il modello evolutivo strutturalista di Vittorio Guidano e Giovanni Liotti

di Alessandra Pace

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Le posizioni dei due autori, però, sono diverse su punti a mio avviso essenziali, quali la natura del Sé, il suo rapporto con le esperienze di attaccamento, la presenza di altri sistemi motivazionali, il significato delle emozioni ed il concetto di terapia. Per Guidano il Sé è auto-organizzato ed autonomo. E’ il risultato di un processo autoreferenziale che si sviluppa attraverso le interazioni con i conspecifici, ma poi si organizza autonomamente rispetto ad esse, chiudendosi e focalizzandosi autoriflessivamente sul mantenimento della sua coerenza interna. Per Liotti, il Sé ha natura relazionale. E’ costituito sempre da un insieme più o meno coerente e continuo di sé-con-l’altro. Questo deriva dalla natura relazionale e multiforme del nucleo di personalità. Il Sé non è autonomo rispetto al contesto interpersonale. Il Sé è capace di autoriflessione, ma anche questa capacità viene modificata dal contesto interpersonale. Un’altra differenza, conseguente alle posizioni appena analizzate, riguarda la natura unitaria del Sé. Per Guidano le informazioni frammentarie su di sé sono organizzate in una unità a partire dall’unicità percepita nel legame di attaccamento. In altre parole, è l’unicità della relazione interpersonale a dare unità al Sé. Per Liotti, ciò che fa tendere all’unità queste informazioni è primariamente la coerenza delle rappresentazioni dell’altro e non la percezione dell’unicità del rapporto. La maggiore o minore coerenza del Sé deriva dai contenuti interpersonali condivisi nella relazione. Altro punto di differenza è che pur sostenendo entrambi che le rappresentazioni dell’attaccamento rimangono tendenzialmente costanti nel corso della vita, giustificano in modo diverso questo processo. Per Guidano la persona tende a mantenere autoreferenzialmente le convinzioni del nucleo metafisico relative all’identità personale, creando esperienze emotive consone ad esse. Per Liotti, la stabilità delle rappresentazioni dell’attaccamento è legata sia a fattori interni al bambino sia a fattori interpersonali. Per quel che concerne i fattori interni, la permanenza delle rappresentazioni dell’attaccamento infantili è giustificata dalla prevalenza, nell’infanzia, del processo dell’assimilazione: questo processo fa sì che le informazioni discrepanti con gli schemi mnestici formatisi con l’attaccamento tendano a non essere modificati, a meno che il bambino non abbia esperienze clamorose e ripetute, incoerenti con essi. Per quel che riguarda i fattori interpersonali, le rappresentazioni dell’attaccamento sono confermate nel corso dell’età evolutiva dalla permanenza dello stile di accudimento genitoriale; il comportamento con cui il figlio, a sua volta, reagisce a questo stile di accudimento, conferma il genitore nell’immagine che ha di sé, del figlio e della relazione. Le posizioni dei due autori si discostano anche per quel che riguarda la presenza di altri sistemi motivazionali, oltre all’attaccamento, importanti per la costruzione del Sé.