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Il modello evolutivo strutturalista di Vittorio Guidano e Giovanni Liotti

di Alessandra Pace

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Infine, una differenza sostanziale si ritrova nel modo di considerare la terapia. Per Guidano la terapia non è un processo in cui il terapeuta può stabilire delle mete ideali di natura motivazionale a cui far tendere il paziente, intese come delle realtà oggettive che egli è chiamato a riconoscere e a condividere. La meta della terapia è la congruenza tra i livelli taciti ed espliciti, al fine di produrre narrazioni più ampie e articolate della propria esperienza. Per Liotti la terapia deve essere ispirata a una norma funzionale che è generale. Questa norma è basata sul funzionamento di sistemi motivazionali innati, i quali sono universalmente presenti negli uomini. Queste norme non sono realtà oggettive imposte dall’esterno, ma sono insite nella natura umana. Anche il significato delle emozioni è da ricondurre al sistema motivazionale attivo nella persona nel momento in cui esse sono sperimentate. Perciò la relazione terapeutica ed i processi di cambiamento vanno letti all’interno delle linee guida tracciate dall’azione dei sistemi motivazionali interpersonali. Solo in questa prospettiva vanno lette le esperienze emozionali correttive.
Conclusioni
Nel modello evolutivo-strutturalista emerge una visione dell’uomo come scienziato che costruisce attivamente la teoria di sé nel mondo, un’organizzazione di costrutti che può essere paragonata al programma di ricerca di Lakatos.