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- Articoli sul Costruttivismo
Psicoterapia cognitiva sistemico-processuale e ciclo di vita individuale
di Vittorio Guidano
si ringrazia il dott. G. Cutolo per la concessione del materiale
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Potrebbe essere immediato desumere che questo senso di sé, questo processo che chiamiamo “'identità” è una cosa che ha caratteristiche specifiche ben articolate: innanzi tutto c'è quella che potremo chiamare esperienza immediata di sè che uno ha, e poi c'è la spiegazione che in questo caso consiste nell'immagine di sè cosciente, che altro non è che il modo di cercare di rendere consistente e continuativa nel tempo l'esperienza immediata che uno ha di sé. In altre parole l'immagine consapevole e cosciente che io ho di Vittorio Guidano è per rendermi consistente l'esperienza che io ho di me e che mi trovo addosso. Allora per renderla consistente identifico certi tratti che me la possono organizzare e rendere accettabile ai miei occhi.
Quello che voglio dire è che in questa ottica l'identità appare come un processo in continuo svolgimento ininterrotto, di tipo dialettico, sempre fra questi due contorni, fra questi due poli che sono in continuo svolgimento, cioè l'esperienza immediata di sè, quella che Mead chiamava ”I”, l'io, e l'immagine cosciente di me che io ricavo dall'esperienza immediata di me, quella che Mead chiamava il "Me".
Questa dialettica tra l'io e il me e quanto il me riesce a riconoscere la sua esperienza immediata, quanto il me riconosce l'io: questa qui è l'interfaccia su cui generalmente lavoriamo in questo tipo d'approccio. Il problema fondamentale consiste in questo: quanto una persona, l'immagine cosciente di una persona riesce a riconoscere come propri, quegli aspetti dell'esperienza immediata. Perché soltanto se aspetti dell'esperienza immediata, che sono emozioni, sensazioni, modulazioni psicofisiologiche, vengono riconosciute come proprie e autoriferite, allora la persona può viverle in maniera cosciente, come un suo modo di essere.
Se queste tonalità emotive, sensazioni, attivazioni psicofisiologiche non possono essere riconosciute né autoriferite, la persona può viverle come cose estranee a lui, come cose che lo colpiscono dal di fuori, come fossero una malattia. Ad esempio un fobico vive un attacco di panico,
come un qualcosa che lui prova perché suscita in lui terrore, ma è come se lo colpisse da un "di fuori" in cui non si riconosce, che non ha nessun dato di appartenenza a lui, come se fosse un attacco di febbre improvviso.
Questa interfaccia tra l'esperienza immediata e l'immagine cosciente di sè con cui uno cerca di spiegarsela e di rendersela consistente, è l'interfaccia con cui in senso psicoterapeutico lavoriamo in modo costante. Una delle conseguenze di questo discorso dell'interfaccia tra esperienza immediata e immagine cosciente di sè è quello che si chiama "significato persona1e": la modalità di rapporto che uno ha con la sua esperienza immediata, come se la decodifica, come se la esplicita in una concezione del mondo articolata e complessa. Due parole per spiegare come va inteso il significato personale: io dicevo che è bene vederlo come connesso a questa interdipendenza, a questo processo dialettico fra esperienza immediata e immagine cosciente, perché questo processo ha una sua direzionalità che è data dal fatto che l'esperienza immediata di sè è sempre un passo avanti rispetto alla spiegazione che uno se ne sta dando. Quindi c'è sempre questa direzionalità in svolgimento; il significato personale è sostanzialmente questa stessa organizzazione fra esperienza immediata e immagine cosciente.