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BAMBINI A RISCHIO NELLE SEPARAZIONI CONFLITTUALI: L'ABUSO SUL MINORE

di Francesco Montecchi

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Emotivamente il bambino è costretto poi a fare affermazioni che, scomposte e ricucite dal professionista, vengono confezionate in relazioni in cui risulta che il minore parla positivamente di un genitore e negativamente dell'altro. Costretto ad esprimersi criticamente su di un genitore, non ne attacca solo la figura reale, ma anche la corrispondente immagine interna. L'altro genitore tuttavia, nel suo potenziale danneggiante il minore, non si rende conto che, quando il figlio si accorge di essere solo usato, incrina la fiducia nei suoi confronti e danneggia anche l'immagine interna che ha di lui, con un vissuto di perdita per il danno che di fatto si realizza nelle immagini intere di padre e madre. Le situazioni più gravi e devastanti si presentano quando un genitore mostra l'altro come una persona cattiva, pericolosa, equivoca, disturbata. Queste valutazioni vengono per lo più ostentate al bambino, il quale, non riuscendo a tollerare la situazione di tensione, o per avere garanzie affettive, si allea con uno dei genitori, nella maggior parte dei casi con il più potente, e non necessariamente con il più competente, ed è costretto ad effettuare delle scelte a vantaggio di uno di essi, a cui corrisponde contemporaneamente il rifiuto dell'altro, rifiutandone le frequentazioni. Vive poi questa perdita come un lutto, causato da se stesso, che va ad accentuare i suoi sentimenti di colpa e di abbandono. I bambini non hanno bisogno dei genitori solo perché questi li accudiscano nelle loro necessità reali, ma hanno bisogno di due genitori che vadano ad attivare, a mettere in risonanza le immagini interne: a costellare cioè gli archetipi materno e paterno corrispondenti, che sono in loro e che sono pronti a scattare in rapporto alla realtà che incontrano, a cui poi dovrà corrispondere il modello archetipico di maschile e femminile che vanno a costituire la base delle future relazioni sociali ed affettive. Quando un bambino è costretto a negare uno dei due genitori ed a rinunciare ad esso, non rinuncia solo alla persona fisicamente percepibile, ma anche alla attivazione della immagine interna corrispondente a quella persona. Se il minore mette in atto meccanismi difensivi meno distruttivi (di quelli ora accennati di scissione e negazione) per la sua personalità, il rifiuto-perdita di un genitore viene percepito come abbandono da parte di questo, colpevole di non essere sufficientemente forte da non farsi escludere. All'introiezione di un vissuto di abbandono, corrisponde l'ansia di essere trascurato anche dall'altro genitore; si innesca, cioè una catena in cui si possono stabilire rapporti affettivamente importanti perché il minore si convince che poi verrà comunque lasciato a se stesso. Una ricerca sui vissuti dei bambini che rifiutavano l'incontro con il genitore non affidatario - spesso il padre - ha riscontrato che gli atteggiamenti sopra descritti non erano dovuti alle caratteristiche personali, ma al senso di mancanza di appoggio in esso ed al timore di perdere l'appoggio del genitore affidatario.