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Il costruttivismo e le sue radici

di Ernst von Glasersfeld

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in retrospettiva, venne definito come "prima cibernetica" e quella che fu poi definita "cibernetica del secondo ordine". Mentre alcuni psicologi e neurofisiologi, appropriatisi dei concetti della tecnica cibernetica, cominciarono a spiegare determinati comportamenti degli organismi viventi in termini di servomeccanismi e omeostasi (mantenendo sempre il distacco assoluto fra lo scienzato-osservatore e l'oggetto osservato, l'oggetto da spiegare), altri si posero come problema il proprio percepire, osservare, pensare. Cosí, dallo studio dei sistemi osservati si passava allo studio degli osservatori, vedi i lavori di Heinz von Foerster (2). Se si è convinti che un organismo vivente si distingue dai congegni meccanici per la capacità di scegliere — almeno entro certi limiti — gli aspetti da concepire (perché anche la percezione presuppone l’esistenza di concetti) e di mantenerli più o meno in equilibrio fra loro, allora ci si rende conto, ben presto, che ciò che si chiama "sapere" è qualcosa che l'organismo non può trovare prefabbricato. Ci si rende conto che la "conoscenza" non può essere una "rappresentazione" del mondo esterno fatta di pezzettini o "informazioni" asportati a quel mondo "reale", ma deve essere una costruzione interna fatta con materiale interno. Partendo da ricerche neurofisiologiche nel campo della percezione visiva negli anfibi, Humberto Maturana giunse alla stessa conclusione. In base ad una serie di esperimenti elegantissimi dimostrò che ciò che un osservatore categorizza per esempio come "l'insetto che viene mangiato da una rana con un salto", non è per la rana che una combinazione d’impulsi elettrochimici della cui origine la rana non può sapere niente (3).