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L'adolescenza: crisi psicologica o psicopatologia?

di Nicola Lalli – Agostino Manzi - Romana Panieri, 2005

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7.1.2. Suicidio mancato E' piuttosto raro perché in genere la determinazione a morire è molto elevata ed il soggetto cerca mezzi adeguati e sicuri per porre fine ai suoi giorni. Comunque un suicidio mancato comporta un'attenta osservazione del soggetto che andrà aiutato a lungo, perché il rischio che a distanza più o meno breve di tempo tornerà a ripetere il suo gesto è molto elevata. La modalità consente in generale di distinguere questo dal suicidio dimostrativo, anche quando a volte, per errore, il soggetto muore, pur non volendolo. 7.1.3. Suicidio dimostrativo Il suicidio dimostrativo è la messa in atto di un gesto autolesionista, attuato per richiamare l'attenzione sul proprio malessere: è dunque una sorta di richiamo muto e disperato nei confronti dell'ambiente familiare. Il suicidio dimostrativo è molto più frequente nel sesso femminile: mediamente si ritiene che mentre nei maschi il rapporto tra suicidio riuscito e dimostrativo è di 1 a 20, nelle ragazze è di 1 a 140. Le modalità che si riscontrano con maggiore frequenza sono: ingestione di medicinali (spesso sedativi, ma a volte anche medicinali di ogni sorta), il taglio superficiale delle vene ai polsi, una vistosa fuga di gas provocata insieme a modalità difensive (come tenere le finestre aperte). Comunque il suicidio dimostrativo non deve essere sottovalutato in quanto a pericolosità; si è evidenziato infatti che spesso 1 caso su 3 ritenta, nell'arco di pochi mesi, un secondo o un terzo tentativo che può assumere sempre più la connotazione del suicidio riuscito.