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L'adolescenza: crisi psicologica o psicopatologia?

di Nicola Lalli – Agostino Manzi - Romana Panieri, 2005

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Nel novanta per cento dei casi, il suicidio rappresenta l'ultimo atto di una sequenza di disturbi psicopatologici che a loro volta sono il risultato di un accumulo di eventi esistenziali traumatici e frustranti. Pertanto la psicopatologia (in genere stati depressivi o forme croniche di ansia) rappresenta l'anello intermedio tra eventi traumatici del passato e l'attuale tendenza a "risolvere" il malessere psichico con l'atto autolesivo. In un dieci per cento di casi invece é pressoché impossibile enucleare una psicopatologia e dunque il comportamento sembra essere dettato da un impulso che spesso sfugge a qualsiasi possibilità di comprensione e quindi di eventuale prevenzione. Quali sono dunque le motivazioni ultime che spiegano il suicidio? Sicuramente nel suicidio dimostrativo c'é una richiesta impropria ed indiretta di aiuto. Le spiegazioni più frequentemente riportate sono il desiderio di far sapere "quanto mi sentissi solo e disperato" oppure "quanto desiderassi l'aiuto di qualcuno". Negli altri casi sembra esserci un malessere molto più acuto. Nei casi di soggetti sopravvissuti al tentativo di suicidio, le risposte ad un questionario indicano le seguenti motivazioni: "desideravo non soffrire più" (75%); "desideravo fuggire da una situazione impossibile" (71%); "non sapevo cosa altre fare" (80%); "desideravo venir fuori da un terribile stato mentale" (58%). Meno frequenti del previsto sono invece le motivazioni dettate dal desiderio di colpire un familiare o una persona che é ritenuta essere causa del malessere: la frase "desideravo far dispiacere qualcuno" oppure "desideravo spaventare qualcuno" é presente infatti solo nel 20% dei casi intervistati. Certamente sarebbe utile poter disporre di segnali di prevedibilità, soprattutto nei momenti che precedono la messa in atto del comportamento suicidario. Purtroppo in alcuni casi, il tempo che intercorre tra l'ideazione e l'attuazione del suicidio é molto breve, a volte di poche ore. E' evidente che ci troviamo di fronte ad un comportamento di tipo impulsivo, quindi difficilmente percepibile (o prevedibile) anche dal soggetto stesso.