e alla rassicurazione della figura d’attaccamento (Liotti, 1994). Questi
comportamenti di attaccamento, come nel caso dell’attaccamento A, sono
strategie difensive “secondarie” (Holmes, 1994) finalizzate a mantenere la
vicinanza di una figura d’attaccamento non affidabile.
I genitori dei bambini di tipo C (Liotti, Pallini, 1990), infatti, danno
risposte imprevedibili alle richieste d’attaccamento dei piccoli: a volte non
danno loro alcun conforto e li lasciano a se stessi, altre volte rispondono
prontamente al loro pianto o si mostrano persino ipercontrollanti ed intrusivi
nei loro confronti, bloccandone il gioco e l’esplorazione autonoma. Questo
spiega, secondo Liotti (1994), il comportamento del bambino: il piccolo,
anticipando un imprevedibile rifiuto, continua a piangere anche quando la
figura d’attaccamento lo prende in braccio; rifiuta l’abbraccio, poi, perché
molte volte è stato limitato nella sua libertà d’esplorare da eccessi di
protezione occasionali.
Il bambino (Liotti, 1994) non è considerato un centro autonomo
d’iniziative dotate di significato e valore. E’ vissuto dalla figura
d’attaccamento come un oggetto passivo da controllare per evitare che
procuri emozioni spiacevoli, o da utilizzare per ricavarne emozioni gradevoli.
Quando questa persona non desidera la vicinanza del bambino lo può
tranquillamente ignorare. Per questo, a volte lo accoglie, altre volte no, senza
che il bambino possa cogliere alcuna regolarità nel cambiamento
d’atteggiamento della sua figura d’attaccamento.
Probabilmente (Liotti, 1994) ciò che porta questa persona a considerare il
bambino in questi termini e a mutare imprevedibilmente l’atteggiamento nei
suoi confronti, è la presenza di uno stato conflittuale interno, derivante
dall’essere ancora invischiata in complesse ed infelici esperienze di
attaccamento.
Spesso il genitore, proprio a causa del proprio stato conflittuale (Cassidy,
Berlin, 1994, 984-985), manifesta questi atteggiamenti ambivalenti con lo
scopo, più o meno consapevole, di ottenere la vicinanza del bambino. Il
piccolo può persino rappresentare per lui una figura d’attaccamento
sostitutiva. In questo caso, il genitore inverte la relazione d’attaccamento col
figlio.
b. L’attaccamento di tipo C nell’infanzia: verifiche empiriche
I bambini classificati con attaccamento di tipo C (Sroufe, Fox, Pancake,
1983) sono molto dipendenti dalle loro insegnanti alla scuola materna
(Sroufe, Fox, Pancake, 1983). Durante il gioco, restano spesso vicini
all’insegnante,in genere aspettano la sua guida ed il suo aiuto, senza provare a
portare a termine le attività con le proprie forze.
In età prescolare (Crittenden, 1994) tendono ad avere una comunicazione
basata sul potere, manifestano parzialmente i propri sentimenti e tentano
apertamente di influire sulle figure di attaccamento tramite comportamenti
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Stile d’attaccamento e percorsi di sviluppo
di Alessandra Pace
pag. 8 di 16