minaccianti. Le strategie coercitive che adottano questi bambini sono:
comportamenti di resistenza, comportamenti disarmanti, timidi o ritrosi,
atteggiamenti di incapacità e inconsolabilità.
Cassidy (1994) riporta una serie di studi realizzati con bambini tra i 2 e i 6
anni, che indicano come i bambini con attaccamento di tipo C mostrino in
modo notevole le emozioni spiacevoli, soprattutto una paura costante ed
esagerata. Lo scopo di questo comportamento è duplice: da una parte il
bambino vuole ottenere l’attenzione costante della figura d’attaccamento,
dall’altra vuole rassicurarla che egli ha bisogno di lei, che è coinvolto con lei.
Questa strategia può divenire cronica e portare all’inibizione
dell’esplorazione di ambienti nuovi e ad avere relazioni con i coetanei
caratterizzate dalla paura e dall’isolamento.
Liotti e Pallini (1990) riportano alcuni studi che mostrano come a 6 anni
e in un ambiente scolastico, i bambini con attaccamento C si mostrano poco
socievoli e collaborativi rispetto ai bambini con attaccamento B. Sono,
inoltre, meno capaci di comprendere e tollerare l’espressione della sofferenza
nei coetanei.
I bambini di 6 anni con attaccamento di tipo C (Main, 1995), a differenza
degli altri bambini, affermavano che altre persone conoscevano cosa loro
stessero pensando, anche quando non potevano vederli. Questo elemento si
potrebbe considerare indicativo della loro difficoltà a separarsi
psicologicamente dalle figure significative.
A 10 anni (Grossman, Grossman, 1995) mostrano di integrarsi coi pari in
modo minore rispetto agli altri bambini. Spesso non hanno buoni amici
oppure dicono di averne moltissimi senza riuscire a nominarne uno in
particolare. Inoltre, riferiscono spesso di essere stati esclusi, sfruttati o messi
in ridicolo dai coetanei.
Mayseless (1996) riporta i dati di uno studio di Main e Cassidy, in cui è
stato rilevato come i bambini ambivalenti tendano ad essere molto dipendenti
dalle figure d’attaccamento. Questi bambini, nel corso del loro sviluppo,
attivano molto spesso il sistema dell’attaccamento e possono essere
costantemente impegnati a compiacere i genitori e a richiedere il loro
conforto. Tuttavia, dato che le reazioni dei genitori sono imprevedibili,
difficilmente hanno successo. Di conseguenza, mostrano un basso senso di
auto-efficacia e di autostima.
c. L’attaccamento di tipo C nell’ adolescenza: l’evidenza empirica
Gli adolescenti con attaccamento di tipo C (Bartholomew, Horowitz,
1995) forniscono descrizioni delle esperienze d'attaccamento vissute, meno
coerenti, logiche e integrate rispetto ai coetanei con attaccamento sicuro.
Sono capaci di riportare molti ricordi specifici a sostegno delle proprie
generalizzazioni circa la storia d'attaccamento, ma (Adam, Sheldon-Keller,
West, 1996; Cassidy, Berlin, 1994; Kobak, Sceery, 1988; Pianta, Egeland,
Adam, 1996) i ricordi presentati non sono integrati in modo coerente e, con il
proprio atteggiamento, evidenziano ancora un notevole coinvolgimento
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Stile d’attaccamento e percorsi di sviluppo
di Alessandra Pace
pag. 9 di 16